Una professione riflessiva

Agire cercando di fare un “buon lavoro” in un mondo complesso, va oltre l’essere diligenti e razionali tecnici. Quando si parla di un agire complesso, con molte variabili, sono inevitabili anche la creatività e un’euristica (e conseguentemente una responsabilità) di chi agisce professionalmente. 

Schön D.A. mette in evidenza questo aspetto nel suo testo “Il professionista riflessivo” (1983 ed. it. 2006) e indica i limiti del modello gerarchico di Razionalità tecnica, che rimane una risorsa importante, ma certo non esaurisce né permette di affrontare molte delle condizioni che si pongono nell’attività pratica. Chiunque lo ha intuito dopo le prime esperienze e dopo la prima infatuazione per il potere e l’efficacia del proprio metodo, "razionale tecnico" fatto di procedure rigorose e passi standardizzati che - sembrava! - avrebbe permesso di affrontare ogni condizione. 

Per chi lavora con le persone e in ambito sanitario, quel proprio metodo perde molto presto potere ed efficacia: al primo problema che non è risolvibile con l’applicazione del metodo e di regole standard. In quel momento, il professionista è costretto a un passaggio di crescita dopo il quale apparirà finalmente collega tra colleghi e non più un apprendista (troppo) confidente del proprio (limitato) metodo. Pertanto il proprio metodo professionale va continuamente perfezionato, messo sotto critica, rivalutato.

Se il contesto complesso obbliga a una riflessione-in-azione, la rapidità del mondo contemporaneo dovrebbe portare anche a una riflessione sulla riflessione-in-azione, ossia a una meta-valutazione del proprio agire.

Un’applicazione oftalmica

Questa complessità dell’agire contemporaneo, dovrebbe rendere chiaro che non esiste un passaggio di mera esecuzione tra una prescrizione medica e la realizzazione di una correzione ottica. Il professionista che esegue tale correzione deve mettere in atto competenze e razionalità, e anche creatività, euristica e responsabilità. Solo così si superano complessità e limiti. Per questo si prevede una specifica abilitazione. In alternativa ogni prescrizione lenti dovrebbe tramutarsi in un progetto e indicare ogni singolo aspetto, dalla forma del cerchio, al bordo della montatura, a ogni parametro di centraggio delle lenti: ciascuno di questi aspetti influenza la visione e sul comfort della persona. 

Va evidenziato che - per definizione di legge - un medico specialista è competente per prescrivere una correzione ottica, ma al tempo stesso non ha le competenze per realizzarla: sono competenze esclusive di ottici e optometristi. Che, come detto sopra, non possono che usare razionalità e riflessione riguardo quel che fanno.

Anto Rossetti, OD

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