Il difficile concetto di malattia e la Miopia

Talvolta (in Italia, più raramente nel resto del mondo) si legge che la miopia è una patologia (e talvolta per estensione anche le altre ametropie e pertanto si aggiunge  - anche in modo strumentale - che miopia e/o le ametropie possono essere trattate solo da medici). 

No, non è una malattia, per alcune ragioni. Questo non esclude che (specie per miopie elevate) ci sono effetti secondari che richiedono l'attenzione medica e che in questi casi un controllo medico sia comunemente consigliato.

Ragione 1: non esiste una definizione condivisa di malattia, pertanto non è chiaro cosa sia malattia e cosa no, è una scelta sociale di una certa epoca. Non ci sono chiari processi “patologici” attivi e un occhio miope è nella maggioranza dei casi indistinguibile da uno emmetrope. Per assurdo, Scully (2004) evidenzia come l'omosessualità sia stata considerata "malattia" fin non molti anni fa e tale definizione sia persino imbarazzante.

Ragione 2: per la grande maggioranza delle miopie (≤3D o ≤6D) la dimensione del bulbo non varia significativamente rispetto alla comune variabilità. Ossia potrebbe essere anche un occhio ipermetrope o emmetrope. Pertanto manca anche la variazione dell’organo o del tessuto (nucleo di alcune - comuni - definizioni di malattia). 

Ragione 3: la miopia è considerata (quando contenuta entro un certo limite) un aspetto evolutivo e adattivo di risposta alle condizioni di visione. In particolari condizioni, essa riduce la visione in certe condizioni ma, anzi offre una condizione "media" di miglioramento della funzione considerata l'intera vita (ad es. quando arriva la presbiopia che ormai dura quasi metà vita).

Ragione 4: i danni a carico di retina e coroide sono secondari alla miopia, non direttamente miopici e la correzione ottica che annulla gli effetti della miopia  non ha effetti per sé su retina e coroide. Ossia, ogni intervento ottico-correttivo sfrutta lenti (anche quello chirurgico-refrattivo) ma non cura la miopia, eventuali effetti secondari permangono, specie se non si riesce a minimizzare la progressione miopica ma anche se si minimizzano. Pertanto, la correzione ottica è indipendente dalla condizione di salute oculare. L’allungamento del bulbo aumenta notevolmente i rischi a carico di retina e coroide ma la correzione è ininfluente. (Revisione 2024: coerentemente IMI definisce patologica solo ma miopia in cui sono presenti anomalie della retina, non la miopia per sé.)

Rgaione 5: in alcune popolazioni (ad es. in Asia), una maggioranza di soggetti giovani e in salute è miope. Per definizione, è necessario chiarire se si tratta di una sorta di epidemia (possibile ma insolito) o se invece è un adattamento della maggioranza alle condizioni esistenti (insieme di fattori genetici, ambiente, richieste visive, richieste lavorative e culturali, dieta, ecc.) o ancora un effetto iatrogeno (ossia indotto dalla correzione ottica) o altro. Ci sono dati scientifici - pur non definitivi - per le tutte le varie ipotesi.

Ragione 6: che si applica parzialmente, non esiste un chiaro meccanismo patogenetico (che spieghi l'insorgenza della miopia come patologia), e per il quale si possa ipotizzare una cura. La quasi totalità dei trattamenti sono di tipo ottico, non biologico o medico (farmacologico o chirurgico; l’atropina ha un’influenza parziale e con meccanismo non compreso, tuttora è in uso sperimentale "off-label”; aggiornamento 2024: si conoscono meccanismi ma il trattamento non è completamente risolutivo, c’è rischio di rebound ovvero di ripartenza della progressione, ecc.). Infine, non c’è possibilità di regresso della miopia. V. anche ragione 3.

Spesso nelle definizioni di malattia sono in evidenza occhi e sistema visivo (i danni ai tessuti o lo sviluppo anomalo, v. Ragione 2), ma l'optometria si concentra sulla funzionalità della visione, la normalità degli occhi è condizione prevalente nella maggioranza dei soggetti ametropi. In caso di dubbio si riferisce la persona all'attenzione medica, dato che una verifica della salute da parte di un medico è sempre auspicabile, ma va ricordato si riferisce a una minoranza dei soggetti. L'ipotesi di imporre una visita medica per tutti coloro che necessitano di una correzione ottica genera un costo individuale e sociale poco giustificabile rispetto al beneficio. 

Per le leggi attuali in Italia, nella UE e nella maggioranza dei paesi, la correzione della miopia può essere svolta dall’ottico (non in tutti i paesi UE) e dall'oculista, indifferentemente, e come detto anche dall’optometrista (nella gran parte dei paesi UE). 

La maggioranza dei miopi richiede e necessita solo di un intervento ottico che ottimizzi la funzione e controlli la progressione nelle prime due decadi della vita. E un miope solitamente non si considera - nel senso proprio del termine - malato. Non di meno una valutazione della salute oculare è sempre auspicata.

Nell'attesa di migliore comprensione del fenomeno Miopia


©Anto Rossetti