La scienza dell'optometria 2 2

Charles Sheard, Ph.D. in fisica è uno dei padri dell’optometria. All’inizio del 1900 incontra casualmente l’ambito degli ottici negli USA, che già "da secoli" erano attivi e si interessa alla didattica e alle conoscenze specifiche dell'optometria. 

Sostiene che l’optometria va “razionalizzata” sul fronte scientifico. Sheard inizia a studiare le basi dell’optometria e lavora anche con i soggetti; tra il 1917 e 1920  e struttura un razionale esame in 18 “clinical procedures", più i 2 test delle accomodazioni relative e la “skiametry" o schiascopia dinamica, 21 test in tutto, che nel dopoguerra negli Usa e poi negli anni ’70 in Italia diverrà noto come metodo dei 21 punti. 

Sheard non è più (solo) un fisico, ma è un fisico esperto in optometria. 

 (Il metodo dei 21 punti non rappresenta che vagamente l’esame optometrico - che include anamnesi, acuità, valutazione salute oculare ecc. - ma al tempo era una strategia avanzata di valutazione della visione binoculare ed è utile ancor oggi.)

Forse Sheard è alla base di un’incomprensione con l’attualità (2001-2019...) in Italia. Optometria non è parte della Fisica, ma ne condivide le strategie scientifiche. Capita che alcuni fisici si interessino a optometria e diano notevoli contributi alla materia, ma quando invece rimangono nell’ambito fisico strettamente detto, contribuiscono solo per i concetti fondamentali, non per l’optometria. 

Tuttavia, se si intende “Fisica”  quella famiglia estremamente ampia della fisica della natura, allora ci si può inserire anche optometria, però includendo anche Helmholtz quando studia la funzione dell’accomodazione umana, o l’acuità, cosa che ora suona strana rispetto ai fisici più noti (struttura della materia, radiazioni, ecc.).

Anche il vero legame di optometria con l’ottica (ora parte della fisica, ma storicamente una parte della geometria) non va “stiracchiato” perché l’ottica oftalmica/per gli occhi è ben particolare. Un’autorità come Vasco Ronchi (fisico di formazione) ha formalizzato il concetto dell’Ottica come “Scienza della visione” e ha lavorato sulla “Genesi del mondo apparente”, non strettamente "fisica".

Per queste ragioni rispetto i fisici e mi piace collaborare con loro, e da loro imparare. Non mi dispiace nemmeno condividere un percorso. Perché i fisici fanno un altro lavoro, rispetto al mio. Ma la mia identità professionale è altra.

Le conoscenze specifiche dell’optometria sono nate nell’ambito di ottica oftalmica e optometria, pubblicate nei testi e nelle riviste specifiche, insegnate nei corsi specifici (come condurre un esame della visione, come posizionare le lenti, gli effetti in ottica oftalmica, le lenti a contatto e il loro mondo, la percezione legata all’uso delle lenti, varie funzioni della visione binoculare, fino ad ausili ottici per l’ipovisione, training visivo ecc.). 

Un medico o un fisico o altri esperti devono chiedere a un ottico oftalmico o a un optometrista come si fanno occhiali e lenti per una persona, altrimenti non sanno che fare. Conseguentemente, occhiali e lenti sono esclusiva di ottici e optometristi dal Rinascimento (circa).

Optometria è ancor meno parte di Medicina; per il semplice fatto che le lenti per vedere sono state osteggiate da medicina fino al XX secolo. E l’oftalmologia studia poco o nulla l’ottica degli occhi se non per specifiche esigenze proprie, come quelle sollevate dalla chirurgia refrattiva o per il servizio base della refrazione (da sempre condiviso con ottici e optometristi) in relazione alle influenze sulla funzione visiva delle patologie oculari.

Un aneddoto: M. un bravo optometrista e ottico si è sentito chiedere da un bravo medico oculista X che fa chirurgia refrattiva da tempo: 

  • X: “Ma come mai usate lenti a contatto sferiche nel cheratocono? Come possono correggere l’astigmatismo?"
  • M: “Non interessarti al problema, a ciascuno il proprio lavoro” (in optometria e ottica sarebbe stata una domanda superflua: tutti conoscono l’effetto del menisco lacrimale o lente liquida).

La natura di Optometria è pluridisciplinare - come molte scienze recenti - ed è almeno tripartita e trae fondamenti da tre ambiti almeno: 

  1. ottica (fisica),
  2. fisiologia (biologia),
  3. percezione (psicologia, neuroscienze, psicofisica).

A questi fondamenti generali, vanno aggiunti i concetti e modelli specifici di ottica oftalmica e optometria, che non sono reperibili in altri ambiti, inclusi i tre ambiti citati: tecniche e modelli d’esame, criteri diagnostici specifici, metodi per occhiali e lenti a contatto, concetti e applicazioni di ottica oftalmica e visuale, ecc. 

Poi optometria vive ed evolve grazie a quello che fanno gli optometristi. Non esiste un’optometria senza optometristi. Quel che i non-optometristi possono prendere e copiare è quel che è già stato fatto, il vecchio, che è inattuale pur essendo stato utile. Ma l’optometria non evolve senza gli optometristi.

©Anto Rossetti